VIOLENZA ADOLESCENZIALE – TEEN DATING VIOLENCE

Il femminicidio nella relazione di coppia adolescente

Anche Caccamo-Palermo ha la sua panchina rossa a ricordare l’orrenda morte di una 17enne, brutalmente uccisa dal giovane fidanzato acciecato dalla gelosia.

La violenza e ancor di più quella perpetrata su vite così giovani, spaventa, turba e paralizza. Ciò perchè il parlare di violenza subita rappresenta ancora oggi un tabù che è radicato da sempre nelle trame della nostra società.

E così sembra che nessuno voglia vedere che il maltrattamento e la violenza all’interno della coppia è presente fin dalle prime relazioni sentimentali.

Allora c’è da chiedersi cosa spinga un adolescente verso soluzioni così estreme, gesti che portano alla soppressione di una vita all’autodistruzione, perché l’estremismo non conosce le mezze misure e i compromessi, mettendo coì in evidenza il tema della radicalizzazione inteso come quel processo psicologico che conduce l’individuo ad assumere una posizione rigida e scissa tra due estremi, il bene e il male, tra sé e il resto del mondo.

Lo stesso Aristotele scriveva che gli adolescenti sono ‘scaldati dalla natura come gli ubriachi dal vino, un sacro furore interno che li muove ad agire senza freni’. Successivamente Shakespeare scriveva nel Racconto d’inverno: «Vorrei che non ci fosse età di mezzo fra i dieci e i ventitre anni o che la gioventù dormisse tutto questo intervallo, poiché non c’è nulla in codesto tempo se non ingravidare ragazze, vilipendere gli anziani, rubare e darsi legnate».

Le intuizioni del passato trovano conferma scientifica oggi grazie ai più moderni strumenti di analisi e osservazione del cervello umano, la risonanza magnetica e la risonanza magnetica funzionale che permettono ai neuroscienziati di scattare delle istantanee del cervello e dimostrare che esso è in continuo sviluppo lungo tutto il periodo dell’adolescenza, fino ai 30 d’età. Secondo i più recenti studi neuroscientifici, una delle regioni del cervello che cambia in modo più radicale in adolescenza è la corteccia prefrontale, quell’area  proporzionalmente più grande nell’uomo rispetto ad altre specie e che si occupa di una serie di funzioni cognitive di alto livello quali prendere decisioni, organizzare azioni da svolgere in un preciso arco di tempo, o inibire atteggiamenti o comportamenti inappropriati.

Diventa quindi possibile che, in un’ottica di scissione emotiva, la gelosia si confonda con il possesso in un’escalation ciclica della violenza dove una generale tensione viene percepita dall’aggressore e riconoscendo nella vittima la causa della sua incontrollabile frustrazione. Di contro, la vittima, non essendo in grado di prendere coscienza del pericolo o non percependolo così rischioso, cerca di minimizzare la situazione. All’interno di questo ciclo di violenza, come l’ha definito Lenore Walker, alla prima fase segue l’inevitabile esplosione di violenza agita con rabbia incontrollata e ponendo la vittima nella posizione di dover soccombere.

Questa sorta di rituale purtroppo si propone anche nelle coppie di giovanissimi, soprattutto scatenato dalla gelosia che diventa la principale causa dei femminicidi  all’interno di queste precoci relazioni patologiche che sfociano così in drammi.

Questi sono adolescenti spesso invisibili alle loro famiglie che spesso sottovalutano la gravità di ciò che accade nelle giovani coppie in cui invece, rischiano di insinuarsi partners ossessivamente possessivi, che scambiano il controllo con l’eccesso d’amore.

Le giovani compagne perdono così la loro libertà, sono paralizzate dalla paura, incapaci di confrontarsi con genitori che potrebbero non capire o addirittura fraintendere e giudicarle inappropriatamente, perché anche se parla di femminicidio, il mondo non è ancora pronto a riconoscere che gli amori adolescenziali non hanno meno importanza e valore di quelli adulti, forse perché sono pochi gli adolescenti che hanno ucciso la loro fidanzata? Ma ciò è accaduto e accadrà in futuro.

Inoltre, si consideri che le violenze fisiche e psicologiche  si perpetrano oggi anche attraverso tutti gli attuali strumenti tecnologi o i canali social che abbattono quegli spazi privati delle relazioni amorose  che dovrebbero rimanere intimi e privati.

Dati statistici attuali riportano  che il 40% di un campione di adolescenti dichiara di avere ha un amico/a che subisce o ha subito qualche forma di prevaricazione nella coppia.

Il 13,5% dichiara di avere paura o di aver avuto paura del proprio fidanzato e di essersi sentita maltrattata e oltre 2 adolescenti su 10 di sentirsi intrappolate nella relazione che stanno vivendo, il 13% si è sentito maltrattato. Sono dati troppo forti, che non possono essere ignorati proprio in considerazione dell’età dei ragazzi, gli adulti di domani.

Nell’epoca delle incertezze, il rischio è che il ‘culto del sé’ prevarichi il rispetto dell’altro e apra scenari inquietanti sulle identità individuali e collettive,  dove l’adolescente dovrebbe essere accompagnato e sostenuto nell’attuare un processo di introiezione di un sistema di valori e di una coscienza etica che, purtroppo però, vediamo sempre più vacillare nel mondo adulto.

Teen dating violence

La drammaticità del fatto, ci riporta al tema della violenza nelle relazioni di coppia tra adolescenti, di cui si dibatte poco, presumibilmente per l’idea diffusa che in questa fase della vita, le relazioni hanno maggiormente carattere di scarsa pregnanza e di superficialità.  Vengono prima o poi superate ed hanno valore di esperienza nell’apprendere e nel testare le capacità di corteggiamento, di intimità e di virilità. Si tende a non avere una visione chiara del fenomeno della violenza fisica e psicologica e si predilige l’idea dell’amore romantico, che fa da cornice al debutto sentimentale e sessuale della giovane coppia.  Uno stile di rapporto basato sulla sopraffazione, denigrazione, svalutazione è più impegnativo e può consolidarsi, caratterizzando fortemente il modo di interagire con il partner nelle relazioni future. Tali modalità nel rapportarsi all’altro valgono sia per chi mette in atto atteggiamenti di potere sia per chi li subisce. I segnali di violenza, se intercettati e compresi per tempo nelle coppie giovani, possono orientare le scelte mettendosi al riparo da forme di maltrattamento.

Per “Teen dating violence“si intendono tutte quelle esperienze di violenza, di aggressione fisica, che includono l’abuso psicologico ed emotivo e che si verificano in situazioni di coppia in età adolescenziale.

La Dott.ssa Avant Adhia, della Scuola di Medicina all’Università di Washington è stata la prima a pubblicare dati. Tra il 2003 e il 2016 sono stati uccisi 2000 adolescenti, di cui 150 uccisi dal partner (90% ragazze di 17 anni). Da questi dati si evince che in adolescenza la violenza ed il femminicidio sono fenomeni importanti e sottovalutati nella loro gravità.

In adolescenza viene ricercata la coppia per il presentarsi dei seguenti bisogni. Per primo emerge l’esigenza affettiva o d’appoggio, dove la ricerca del partner è funzionale alla separazione dalle figure genitoriali. Il partner colma il vuoto che si viene a creare ed aiuta lo sviluppo del processo di individuazione. Stabilendo il vincolo di coppia si accresce l’autostima. Altro è il bisogno di tipo maturativo dove il legame sentimentale viene utilizzato per promuovere l’autonomia ed incrementare la consapevolezza della propria identità sessuale. Va ricordato che il passaggio dalla preadolescenza all’adolescenza è segnato dall’erotizzazione delle relazioni. Si inizia a strutturare in modo più significativo il contatto con l’altro a livello relazionale e sessuale. Oltre ai bisogni sessuali, gli adolescenti avvertono la necessità di proiettarsi nel futuro.

All’interno della coppia diverse sono le esigenze. Nella femmina prevale la ricerca di una visibilità sociale mentre nel maschio sussistono da un lato il desiderio di far valere le proprie competenze virili e dall’altro il timore di venire ricatturato in un legame simil materno. Accade spesso che i maschi ricerchino nella coppia relazioni disimpegnate, talvolta sospinti dalle pressioni esercitate dal gruppo di pari: il ragazzo si esibisce per mostrarsi importante. Le ragazze, diversamente cercano una relazione duratura e romantica ed accettano anche per questo di essere controllate dal partner come prova del loro amore. Il problema che si pone immediatamente è che troppe ragazze non sono in grado di riconoscere i segnali di allarme, che faccia loro comprendere dove finisce la condivisione ed inizia il controllo.

In una ricerca condotta dall’Osservatorio Nazionale Adolescenti, su 7500 ragazze di età compresa tra i 14 e i 20 anni si è visto che oltre il 10% delle ragazze teme che il ragazzo perda il controllo quando si arrabbia; 8 ragazze su 10 si sono trattenute dal parlare liberamente per paura di una reazione violenta da parte del partner. Per finire 3 su 4 non parla mai di questi soprusi. Questo ci dice quanto sia diffusa la violenza nelle coppie di adolescenti che si manifesta con comportamenti di controllo, con violenza psicologica e fisica, vale a dire con le stesse dinamiche disfunzionali riscontrabili nelle coppie di adulti. Questi comportamenti trovano spesso origine in esperienze di relazioni difficili familiari che si pongono inevitabilmente come modello interiorizzato. Se si cresce in un ambiente, dove la violenza viene subita o anche solo assistita, sarà più facile accettare queste dinamiche all’interno della propria coppia. Inoltre gli stereotipi di genere sono il presupposto culturale della violenza e pare agiscano significativamente all’interno delle coppie di adolescenti. Se da una parte il maschio esercita potere ed è arrogante, dall’altra la femmina è oggetto di una sessualizzazione sempre più precoce e nel suo essere seducente accetta la subalternità.

Ascoltando i ragazzi si riconosce un processo che si chiama “Ri-genderization” cioè la ritradizionalizzazione dei ruoli sessuali.

Un fattore che scatena in molti giovani la violenza sembra essere la gelosia, sentimento che esplode quando l’altro ti abbandona e ti sostituisce, lasciandoti solo.

Questa considerazione ci porta immediatamente a considerare lo stile con cui gli adolescenti tendono ad affrontare la relazione amorosa in base al modello interiorizzato di relazioni della loro infanzia.  Più precisamente, sarà il tipo di attaccamento che hanno avuto con la persona più significativa della loro storia familiare (caregiver) a determinare la qualità della relazione con il partner e più in generale con il modo di strutturare le future relazioni.  È Il pattern di attaccamento definito “insicuro” contrapposto all’attaccamento “sicuro” quello che solitamente sottende lo stile di comportamento violento nella coppia. L’attaccamento “sicuro” si riferisce ad un’esperienza di relazione con un caregiver (solitamente la madre) che trasmette sicurezza perché risponde con attenzione e comportamenti appropriati ai bisogni del suo bambino. Diversa è l’esperienza con una figura di riferimento distanziante o che risponde in modo ambivalente, non costante al bambino che finirà quindi per sentirsi trascurato, rifiutato. Se questa figura significativa viene percepita come emotivamente non disponibile, egli imparerà a non fare affidamento su di lei. D’atro canto si sentirà indegno, non meritevole di attenzioni che gli sono necessarie. Le manifestazioni di disagio in questa condizione hanno origine dall’assenza di una “base sicura” su cui poter contare,  senza la quale sarà oltremodo difficile improntare le successive relazioni affettive sulla valorizzazione di sé e degli altri e sullo scambio di sentimenti di sicurezza e di rispetto.

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