PROGETTO OTTO PER MILLE CHIESA VALDESE “ Un opportunità in più contro la violenza”

 

RELAZIONE FINALE DELLE ATTIVITA’

Novembre 2015 – Ottobre 2016

Il progetto è stato di pura gestione del servizio. Alla Tavola Valdese è stato richiesto un contributo economico al fine di garantire la piena funzionalità del Centro Antiviolenza in tutte le sue mansioni: accoglienza, accompagnamento, prevenzione e sensibilizzazione.

Il CeAV è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì per un totale di 30 ore settimanali. Il finanziamento concesso dalla Tavola Valdese, pari a € 21.216, ha coperto in gran parte il costo del personale permettendo di incrementare il monte orario settimanale dalle operatrici da 30 a 47, al fine di garantire uno svolgimento più efficace del servizio.

Prima del finanziamento al CeAV le operatrici, affiancate dalle volontarie dell’associazione, coprivano un monte orario di 30 ore settimanali appena sufficiente a garantire l’orario di apertura del servizio e quindi l’accoglienza delle vittime. Di fatto, il Centro poteva quindi assicurare un’ottima presa in carico nell’urgenza per la gestione dell’emergenza, a discapito però di altri servizi importantissimi ai quali non poteva essere dedicato il giusto tempo: la prevenzione, la formazione e sensibilizzazione del territorio, la raccolta dati, il fundraising e soprattutto l’adeguato accompagnamento alle vittime, attraverso la costruzione della rete con i Servizi, le Forze dell’Ordine, le Strutture di Accoglienza e altre realtà territoriali. Il contributo della Tavola Valdese ha permesso di incrementare il monte ore delle operatrici, passando da 30 a 47 ore settimanali consentendo quindi di aumentare le ore retribuite di un’operatrice già attiva e l’assunzione di una nuova operatrice part time con la possibilità, in tre operatrici, di lavorare anche in compresenza.

La maggiore disponibilità di tempo e di personale qualificato ha conseguentemente permesso di lavorare sul potenziamento della “Rete dei Servizi”. E’ stato avviato un progetto di formazione e supervisione comune tra operatrici delle Strutture di Accoglienza per donne maltrattate e operatrici Ce.A.V. che ha permesso lo scambio di buone prassi e una più proficua collaborazione tra i servizi a favore delle donne di quelle donne che necessitavano di essere allontanate dalla propria abitazione.

Le operatrici del Ceav hanno anche partecipato alla costruzione di rete attraverso workshop pratici e tavoli di lavoro assieme a tutti i Servizi istituzionali e non del Territorio : “Percorsi per un welfare di Comunità” ; progetto non ancora concluso e che prevede la messa in pratica delle possibili strategie trovate nell’accompagnamento delle vulnerabilità.

Dall’apertura del Centro Antiviolenza a fine novembre 2016 il totale delle prese in carico è di 484 e 910 contatti. La presa in carico consiste in un percorso di ascolto, consulenza e /o stesura di un progetto condiviso di uscita dalla situazione di violenza, anche in collaborazione con gli altri servizi territoriali.

Le problematiche principali per cui le donne si rivolgono al centro antiviolenza sono:

  • Maltrattamenti dal partner 265 (55%)

  • Conflitti con il partner 58 (12%)

  • Maltrattamenti dai famigliari 43 (9%)

  • Stalking 38 (8%)

Per il 2016 i numeri fino ad ora raccolti (30 novembre 2016) lasciano presupporre un andamento simile agli anni precedenti: 86 nuove prese in carico in 11 mesi di attività, circa 8 nuovi casi al mese. La stabilità di questo dato dimostra che il Centro è diventato ormai per la città di Vicenza (circa il 57% delle prese in carico sono residenti nel territorio Comunale) e i Comuni dell’Ulss 6 un punto di riferimento stabile e riconosciuto cui rivolgersi in caso di maltrattamento o situazioni di violenza, familiare e non.

La durata delle prese in carico varia da caso a caso in base alle necessità di accompagnamento/supporto necessario alla donna per uscire dalla situazione di

violenza. La media è comunque di 5/6 mesi. Nell’ultimo anno si è registrato un nuovo fenomeno relativo alla recidiva: alcune donne già seguite in passato dal centro si sono rivolte nuovamente al Centro dopo aver rinunciato al percorso di uscita dalla situazione di violenza. Questo dato è in linea con il profilo di ambivalenza che caratterizza le donne vittime di maltrattamento intra-familiare ed evidenzia, al contempo, come il Centro rimanga, per le vittime, un punto di riferimento nei momenti di difficoltà .

Per quanto riguarda la nazionalità circa il 67% delle donne che si rivolgono al centro è di nazionalità italiana, dato che di anno in anno tende a variare mantenendo però come costante il maggior accesso da parte di donne italiane. Il restante 33% si divide prevalentemente tra nazionalità africane, nordafricane ed est europee. Il maggior accesso da parte di italiane lascia presupporre una loro maggior facilità di accesso ai servizi oltre che di conoscenza degli stessi e dei propri diritti. Le nazionalità straniere rimangono in linea con l’origine del fenomeno immigratorio che ha caratterizzato, fino a qualche anno fa, il nostro paese.

Altro dato significativo è il seguente:

  • Nuclei familiari con minori presenti 279 (58%)

  • Utenti senza autonomia economica 203 (42%)

Più della metà delle utenti che si rivolgono al Centro Antiviolenza hanno figli minori.

La presenza di figli minori e la preoccupazione per gli effetti che la violenza potrebbe avere su di loro è generalmente uno dei motivi principali che spingono le donne maltrattate a chiedere aiuto, contemporaneamente però, la presenza di minori può complicare notevolmente l’uscita dalla situazione di violenza e l’eventuale separazione dal partner, sia da un punto di vista emotivo che legale. Il secondo dato evidenzia come un’alta percentuale delle nostre utenti non possieda una propria indipendenza economico-lavorativa che permetta loro allontanarsi autonomamente dalla situazione di maltrattamento, soprattutto nel caso abbiano anche figli a carico.

La presenza di un’equipe preparata e completa di tutte le professionalità adeguate (counsellor, psicologa e assistente sociale) presente per 47 ore settimanali ha permesso una presa in carico con approccio multidisciplinare oltre che una maggior disponibilità di tempo per i colloqui e le consulenze, anche oltre il periodo dell’emergenza.

Si è potuto inoltre investire sulla sensibilizzazione e sulla formazione nelle scuole del territorio: da diversi anni il personale competente dell’Associazione entra nelle scuole di tutti gradi di Vicenza e limitrofi per sensibilizzare sul tema della violenza e della parità di genere in un’ottica di prevenzione; dopo la conclusione dell’anno scolastico 2015/2016 è stato possibile programmare e progettare ulteriori interventi al fine di incrementare il numero di classi e studenti da coinvolgere nei vari istituti comprensivi e nelle scuole secondarie di secondo grado con la presenza di professioniste (psicologa, counselor, assistente sociale) per rispondere alla grande richiesta da parte del corpo docente. Il progetto, ancora in essere, ha finora raggiunto 5 scuole ( 1 scuola elementare e 4 istituti superiori) per un totale di 15 classi coinvolte oltre che 4 assemblee di istituto per cui sono stati raggiunti circa 600 alunni. A breve il progetto si concluderà, salvo nuove adesioni, a marzo 2017 per un totale di circa 86 ore di interventi.

L’Associazione Donna chiama Donna, vista la necessità di portare avanti tutta la parte di accompagnamento, sensibilizzazione e costruzione di rete con gli altri attori istituzionali e non del territorio , si sta impegnando per poter mantenere l’orario ampliato delle operatrici anche per l’annualità in corso attraverso donazioni e manifestazioni di raccolta fondi a beneficio del Centro. Attualmente l’Associazione ha rinnovato il contratto alle tre operatrici con un monte di 50 ore settimanali retribuite.